Maravee therapy 2015

MARAVEE THERAPY 2015

L’ossessiva ricerca della perfezione tra modus vivendi e scienza in fotografie, sculture, video, teatro, danza

Ideazione e direzione artistica di Sabrina Zannier

La 14° edizione del Festival Maravee affronta il tema della salute mettendo in scena l’ossessiva ricerca della perfezione del corpo. Un corpo-chirurgico, che nell’assillo affronta la moltiplicazione identitaria; un corpo-da-laboratorio-genetico, che rinasce nell’ibrido; un corpo-ginnico, che nella perseveranza delle prestazioni si tende fra natura e cultura popolare; un corpo-a-dieta, che a tavola ritrova la natura.
Al centro di Maravee Therapy affiora il fondamentale ruolo della cura, intesa sia come terapia sia come dedizione, finalizzata al benessere che si versa in “bellessere”, ponendo l’arte e la scienza sulla stessa linea di percorso.
Appellandosi a Ippocrate, il padre della medicina moderna che per primo ha affrontato tale disciplina in modo razionale e scientifico, contemplando però l’aspetto umano della relazione fra medico e paziente, Maravee Therapy punta l’attenzione sui tre strumenti terapeutici da lui citati: il Tocco (nei gesti di attori e danzatori), il Rimedio (nel suggerimento sui modus vivendi sottesi in opere fotografiche, video, sculture, installazioni), la Parola (nei testi citati, scritti, recitati). Per sottolineare quel “saper fare” e quello scambio relazionale che dalla medicina di Ippocrate sfocia in quella contemporanea nell’emergenza della chirurgia estetica, virata sul fronte dell’antropologia, delle sperimentazioni genetiche e delle forme alternative ascrivibili alle terapie fisiche, dalla fisioterapia al biocentrismo che contempla la relazione tra corpo e ambiente.
Ricerche di perfezione tra corpo e mente, che dopo lo spettacolo di preview tenutosi a Pordenone in agosto, Maravee mette in scena con 4 appuntamenti da ottobre a febbraio 2016, attraverso fotografie, video, sculture, installazioni, performance di teatro e di danza. Con la partecipazione di artisti italiani, francesi, polacchi, sloveni e americani che riconfermando la cifra stilistica di Maravee affronteranno il tema 2015 con levità poetica e acutezza critica condita da una sottile vena ironica. Per rispondere, in una prospettiva etica, alla pluralità dei punti di vista, coinvolgendo il pubblico in un accattivante viaggio di riflessioni ed emozioni.

Gli eventi inaugurali

PREVIEW MARAVEE THERAPY

CHIOSTRO CONVENTO SAN FRANCESCO, PORDENONE 21 AGOSTO 2015

Nella variante espressamente aggiornata per Maravee e sottotitolata Catarsi dell’incurabile, lo spettacolo Il comportamento ridisegnato, di e con Claudia Contin Arlecchino e Ferruccio Merisi si è elevata a preview del Festival 2015.
Produzione della Scuola Sperimentale dell’Attore / L’Arlecchino Errante, che da anni raccoglie successi nelle sue repliche nel mondo, è uno spettacolo/studio per una drammaturgia d’attore a partire dalla pittura di Egon Schiele. Nato a Vienna nel 1890 e morto d’influenza a soli 28 anni, considerato al tempo un pittore ribelle e scandaloso, oggi Schiele è uno dei simboli più rappresentativi di quella che può essere chiamata la “grande crisi” dell’Arte e della Società del ‘900. Nei segni dei suoi corpi, sofferenti e costretti, entro i quali costruiva le tracce di una bellezza non canonica, con paziente ricerca e addestramento Claudia Contin Arclecchino ha individuato un alfabeto di danza per l’attore.
Pronunciare con muscoli e nervi le tensioni e le trasfigurazioni dei corpi e dei caratteri dipinti dal pittore viennese al tempo considerato ribelle e scandaloso, significa essere trasportati – e trasportare il pubblico – in un mondo di emozioni che contiene moltissimi collegamenti con la nostra sensibilità, la nostra sofferenza e forse anche “per assenza”, come dicono i filosofi, con la nostra speranza contemporanea.
Il Comportamento Ridisegnato è una sorta di atelier aperto sul lavoro dell’artista e dell’attore, nato da un linguaggio immaginifico e gestuale straordinario. Ma è anche una collezione di momenti teatrali sperimentali che, a partire da testi di Giuseppe Ungaretti, Antonin Artaud, William Golding e Christa Wolf, oltre che dello stesso Egon Schiele, tratteggiano un affresco della civiltà occidentale dal punto di vista “contrariato” del poeta-profeta, dell’individuo “malato” ed errante, della voce sofferente.
Nella variante Catarsi dell’incurabile, lo spettacolo ha messo in scena una più specifica chiave di lettura dell’”esperimento” ideato dal regista Merisi che, grazie alla straordinaria capacità interpretativa di Contin Arlecchino, ha ri-versato sul corpo dell’attore tensioni, paure, sberleffi di questo affresco occidentale.
Dentro Maravee Therapy la “catarsi” è stata ambientata su un palcoscenico dal sapore ospedaliero: parterre bianco, segnato dall’usura, tavolo, sedia e attaccapanni risalenti a cliniche degli anni Cinquanta, in un’atmosfera che anelava a un ambulatorio psichiatrico, dove il corpo del paziente, le sue posture, la mimica facciale, la voce, le parole, si elevano a segni-segnali della condizione psichica. Tutto bianco, anche la camicia di Contin Arlecchino che interpreta la figura di Antonin Artaud, anche Ferruccio Merisi, con il camice da medico-scienziato; ma punteggiato di rosso, nella camicia e nelle scarpe, nel bavero della giacca di Artaud e poi ancora nella tunica dell’attrice che fa il verso alle figure di Schiele proiettate sullo schermo. E’ il rosso del sangue, della sofferenza, ma anche della vitalità e della passione di questa straordinaria ricerca sul corpo, organico e teatrale.

Il concetto di terapia, per il corpo e per la mente, ha rappresentato l’epicentro degli eventi inaugurali in castello, che hanno messo in scena lo spettacolo del corpo entro le scenografie espositive, in un contaminante dialogo tra fotografie, sculture, videoinstallazioni, danza, musica, azioni e parole.

INCONTRO CON ORLAN

CASTELLO DI SUSANS DI MAJANO (UD), 31 OTTOBRE 2015

Il carisma di un’artista che ha tracciato un singolare capitolo della storia dell’arte internazionale, unito all’umanità di una donna capace di mettere la propria vita e il proprio corpo nelle mani dell’arte, ha tracciato un emozionante filo rosso tra immagini, parole e l’affollatissimo pubblico. Con la proiezione di opere e mostre tenutesi nei maggiori musei del mondo, ORLAN ha illustrato il suo singolare processo creativo, vivacizzando ancor più la personale fondata sulla ri-costruzione del sé in nome dell’ibridazione intesa come corale abbraccio umano.

VIDEOMAPPING

Ad accogliere il pubblico già sul piazzale del maniero, anche quest’anno c’era il videomapping ideato e prodotto da 46 studenti dell’indirizzo Audiovisivo Multimediale del Liceo Artistico Sello di Udine. Con il loro lavoro, riproposto anche all’interno della mostra a Capodistria, hanno offerto una sentita e creativa visione deile ossessioni tra scienza e modus vivendi, anelate con impegno e sottile ironia, a tratti svelando anche i lati oscuri in cui la salute si perde nelle trame della mente.

OSSESSIONI

La centralità degli eventi inaugurali in castello è stata come d’uso affidata allo spettacolo teatrale che ha il compito d’inscenare con gesti, travestimenti, parole e musiche il concept dell’edizione in corso. Sulla scena, Claudia Contin Arlecchino e Rita Maffei, che in quest’edizione hanno “tenuto a battesimo” due giovani: Enrico Biasi e Demian Comelli.
Intitolato Ossessioni, lo spettacolo ha proposto, con sottile ironia e acuto divertissement, un incalzante dialogo tra il dottor Frankenstein (Maffei) e la sua creatura (Contin Arlecchino). Su un impianto drammaturgico costruito sulla libera interpretazione del romanzo di Mary Shelley, la figura di Frankenstein è stata attualizzata tenendo presente gli sviluppi dell’arte visiva contemporanea, con un puntuale appello proprio all’opera di ORLAN. Premessa, puntualizzata nel primo monologo di Maffei, è la voce di Ippocrate, risorto dall’antichità per opporsi all’ossessione insita nella chirurgia estetica di oggi; inscenata dal “mostro”, ricoperto di bende su una barella da pronto soccorso, poi animato dal tocco di Frankestein per esibirsi in una danza distesa, alzarsi e barcollare, sbendarsi svelando lividi e occhiaie, segno di una blefaroplastica, ma anche della figura contemporanea del dandy emaciato. Il mostro non parla, mugugna, ma il dottore lo ausculta e ne svela il pensiero. Inizia il dialogo e si accende la discussione, tra il creatore e il mostro che si sente tradito nell’intento di raggiungere la bellezza anelata. La creatura si ribella, si agita in una danza convulsa, trattenuto dagli infermieri. Frankenstein riflette sulla sua sconfitta, medita sull’arroganza della scienza che varca i limiti della natura. Poi individua una giusta via nell’incontro fra scienza, antropologia e arte. La via dell’ibrido, di una bellezza composta da canoni, pelli e culture diverse, simboleggiata nel finale abbraccio entro un enorme mantello d’Arlecchino, costruito con pezze provenienti da differenti Paesi.

IL RISCATTO

La performance successiva ha visto il passaggio del testimone da Contin Arlecchino alla giovanissima Cabiria Lizzi. Fino a questo momento stretta in posizione fetale sul tavolo di garze bianche, ha iniziato una danza di liberazione dalle bende sulla musica del primo film Frankenstein del 1910, svelando sofferenza e fierezza entro la ricerca dell’espiazione.

INFINITY BODIES

Con Infinity Bodies dell’Atelier enidUDanza – direzione artistica di Elisabetta Ceron, progetto e coreografia di Martina Tavano, con Erica Modotti, Genny Tavano, Francesca Tomai – la performance di danza si è diffusa sui tre piani del castello, inscenando azioni in un frontale dialogo con le opere in mostra. Una creatura magrissima, stretta in un busto ortopedico, cercava dinamismo e liberazione, segnando il passo della terapia fisica tra i video di Vrizzi. Una figura disegnava sul proprio volto la relazione fra identità e maschera precedendo la mostra di ORLAN, mentre nella cucina-laboratorio di Grycko l’ossessiva ricerca della perfezione veniva inscenata dalla danzatrice a suon di protesi, in un ironico e al contempo drammatico mettere e levare natiche e seni.

IL FIUME DI SOTTO

E’ la performance di danza – di e con Luca Campanella, tratta e rivisitata per Maravee dal progetto Paesaggio d’acqua della Compagnia Arearea, prodotto daMittelfest 2015 – che ha aperto la mostra Picnic sulla Torre di Babele, entro la quale ha lasciato le spoglie di una vita che ha mutato il proprio aspetto, lungo lo scorrimento di un fiume elevato a metafora dell’esistenza umana. Luca Campanella ha costruito una splendida metafora tra lo scorrere del fiume e l’avvicendarsi dell’animo umano; tra l’acqua che accoglie e rigetta, trascina e sedimenta, e la vita, che altera, muta, nasconde e svela. Una vita portata addosso, in stratificazioni di abiti indossati con fierezza e posture da statua barocca animata, in cumuli di spoglie usurate, trasportate come un fardello che schiaccia e opprime, poi depositate, abbandonate come brani di vita lasciati al flusso di altre acque ancora.

FOOD LA TORRE DI BABELE

Nella mostra delle sorelle Pers si è conclusa la serata con la performance collettiva Torre di Babele. Una degustazione di prelibati piatti vegani sul corpo dell’opera, a ridosso dei vividi sguardi animali pulsanti dai piccoli monitor, tra piante che continuano a vivere (come gli animali salvati dal macello) grazie all’uso in mostra delle lampade fluora.

SPORT DEL BELLESSERE

MUSEO CIVICO DI PALAZZO ELTI, GEMONA DEL FRIULI (UD), 19 DICEMBRE 2015

La serata inaugurale della personale di Carole Feuerman è stata proposta come “un’isola estiva” in cui le straordinarie sculture dell’artista statunitense si sono interfacciate con il corpo performativo della danzatrice Martina Tavano dell’Atelier EnidUDanza. Le immagini della serata testimoniano l’ironico e al contempo poetico sconfinamento tra vero e fiction. Nella frontale relazione con le opere scultoree, Martina ha sollecitato in ogni sala un perseverante interrogativo: dove finiscono carne ed epidermide e dove inizia la resina dipinta a olio?

Le mostre

TERAPIA DELL’IBRIDO

CASTELLO DI SUSANS DI MAJANO (UD)

Personale di ORLAN

L’artista francese ORLAN, la più estrema e rivoluzionaria dell’universo artistico contemporaneo, che dagli anni Sessanta ha trapunto i perbenismi sociali suscitando scandali pubblici, estetici e politici restando sempre fedele a se stessa e al contempo innovando i propri linguaggi, rappresenta il perno centrale di Maravee Therapy. Con uno sguardo lungimirante, capace di contemplare le contraddizioni della società contemporanea e di affondare nei canoni estetici di Paesi diversi, apre nella rassegna un’intrigante riflessione sul corpo capace di farsi ibrido per accogliere l’altro. Protagonista assoluta del corpo inteso come materiale per una scultura biologica in divenire, che dopo aver sperimentato su se stessa la chirurgia plastica come processo artistico si è rivolta alle biotecnologie e alla ricerca antropologica, ORLAN porta a Maravee un messaggio incisivo. Quello di detronizzare l’asservimento ai canoni di bellezza imposti dalla moda, che nella società occidentale eleva il corpo a categoria del consumo. Per generare un corpo ibrido, capace di contemplare sulla propria carne i canoni estetici provenienti da civiltà diverse: africane, indo-americane, precolombiane, come nella serie fotografica Self-hybridation, dove il volto di ORLAN mette in scena la beltà di crani deformati o di sguardi strabici.
Inedite in Italia, i Self-hybridation dedicati alle maschere dell’Opera di Pechino, aprono in mostra una sala di ludica interazione per il pubblico, grazie al dispositivo della Realtà aumentata che consente al visitatore di veder apparire ORLAN in 3D, impegnata in acrobazie che moltiplicano ancora la sua ricerca identitaria. Il passo successivo approda alla genetica, con la serie Arlequin’s Coat, che raffigura l’artista ancora in sala operatoria, come nelle opere dei primi anni ’90, che testimoniano in mostra le operazioni chirurgiche performance, fondative della sua Art charnel. Ora, però, l’intervento è meno invasivo. Si tratta di un prelievo di cellule, fatte poi coltivare a l’UWA School of Anatomy and Human Biology Laboratories, con la direzione di Symbiotica, laboratorio artistico dedicato alla ricerca nel campo delle scienze della vita. In queste immagini ORLAN è ricoperta da un mantello d’Arlecchino, simbolo dell’ibrido, di un cappotto organico composito, che idealmente assembla cellule e connotati di persone e animali diversi, a metafora dell’incrocio e dell’accoglimento dell’altro da sé.

RESTAURO E RISCATTO DELLA BELLEZZA

Silvia Camporesi e Debora Vrizzi

Ponendo al centro dell’interesse il corpo umano come luogo di cura e dedizione nella tensione fra beltà e salute, questa mostra affronta la questione da due punti di vista relazionanti, entrambi votati alla ricerca del corpo perfetto in stretta simbiosi con la mente: la terapia fisica e lo sport.
La sala dedicata all’opera di Debora Vrizzi, tutta rigorosamente bianca, calata in un’atmosfera ospedaliera, presenta una video-installazione dove ogni monitor narra in pochi minuti lunghe storie personali di terapia fisica. Gesti, voci, musiche ed espressioni mettono in scena il dolore, la cura, la relazione fra paziente e terapeuta, invitando il visitatore a un approccio intimista, attraverso l’ausilio di cuffiette audio per ogni storia di ogni personaggio. Uno di questi, tra i “miracolati”, è proprio l’artista!
Con la sala dedicata all’opera di Silvia Camporesi si passa dal tutto bianco all’ambiente oscurato, dove a piena parete appaiono in sequenza tre video in cui la protagonista (in un caso l’artista stessa) affronta tre discipline sportive. Il Nuoto, che dallo smarrimento nelle acque diviene cammino di espiazione e rivelazione; il Karate, interpretato dalla campionessa europea Sharia Taha, che nel salto del combattimento attinge a un’energia supplementare spostando i propri limiti corporei; la Corsa, contro terreni difficoltosi, contro il vento, quale metafora dell’elevazione spirituale generata dallo sforzo fisico.

GENETIC LAB

Personale di Monika Grycko

La polacca Monika Grycko porta sulla scena di Maravee Therapy la ricerca del corpo perfetto sul fronte della sperimentazione genetica, che l’artista interpreta in modo visionario con sculture in ceramica che raffigurano esseri antropomorfi, busti femminili con teste di animali, una nidiata di cagnolini dalle movenze umane. Commoventi e al contempo inquietanti, questi ibridi, in posa come divinità antiche o chimere, ammiccano alla mitologia, all’evoluzione dell’uomo e alla sua regressione, ma strizzano soprattutto l’occhio alla genetica contemporanea. Appaiono come nuove figure generate da un visionario laboratorio di analisi etno-antropologiche, che portano le loro emozioni sui freddi ripiani d’acciaio della cucina del castello, per la prima volta aperta al pubblico e trasformata in curioso luogo espositivo.

PICNIC SULLA TORRE DI BABELE

Isabella Pers e Tiziana Pers

Allestita al piano terra del castello, questa mostra affronta il tema della terapia e della salute puntando l’attenzione sui modus vivendi legati al cibo entro la prospettiva del Biocentrismo. Una grande installazione di Tiziana Pers, costruita secondo la struttura architettonica del dipinto della Torre di Babele di Pieter Bruegel il Vecchio, fa leva sul concetto biblico del desiderio umano di sovrastare la natura e raggiungere la divinità (e quindi la perfezione), e su quello del confronto con l’altro, proponendo la messa in scena del rispetto tra uomo e natura. Le opere fotografiche di Isabella Pers, incentrate sull’aspetto emotivo del picnic, amplificano a livello concettuale e visivo il principio della terapia condotta nella stretta relazione con il paesaggio naturale. Un paesaggio ripreso in movimento, che lascia sull’immagine le tracce astratte di corpi, cibi e natura, sintetizzati in impressioni cromatiche al sapor di clorofilla.

SPORT DEL BELLESSERE

MUSEO CIVICO DI PALAZZO ELTI, GEMONA DEL FRIULI (UD)

Personale di Carole Feuerman

Annoverata tra i più rinomati e popolari scultori iperrealisti nel mondo, con opere approdate in musei come il Metropolitan di New York e l’Hermitage di San Pietroburgo, ma anche in collezioni private come quelle di Bill Clinton, Michail Gorbaciov e dell’imperatore del Giappone, Carole Feuerman approda a Maravee Therapy con una ricca personale al Museo Civico di Palazzo Elti a Gemona del Friuli.
Protagoniste le sculture che le hanno conferito la maggiore notorietà e, nel 2008, il primo premio alla Biennale di Pechino: le figure legate all’acqua, bagnanti e nuotatrici che nascono da esperienze profondamente vissute dall’artista in senso fisico ed emotivo. Figlie di un’arte tattile, piena di sensualità, legata a un immaginario che mescola forma e desiderio, in cui l’iperrealismo ammicca alla Pop Art arricchendola di maestria artigiana e studi sui materiali, le sue figure sono talmente “vive” da dare l’impressione che respirino. Perché l’attenzione al corpo, osservato con maniacale dedizione al dettaglio e ai toni dell’incarnato, si riversa nell’analisi della carne umana per tradurla in sensazione, peso e consistenza dell’epidermide.
Con la mostra Sport del bellessere, dove le sale museali vestono le spoglie di un rigoglioso giardino dell’eden, in pieno inverno Maravee mette in scena il sapore dell’estate, declinando il concetto di Therapy in un positivo senso del vivere. Abitato da rassicuranti nuotatrici e bagnanti con la pelle solcata da microscopiche goccioline di acqua, figure di donne sportive, in piena salute, dai sorrisi accennati e dagli occhi socchiusi, con costumi colorati che trasmettono una gioiosa serenità.

PANE QUOTIDIANO

GALERIJA LOZA, CAPODISTRIA – SLOVENIA

Špela Volčič e Marko Lipus

Alludendo al tema del cibo e alle sue molteplici interpretazioni, Pane quotidiano diviene metafora del cibo necessario ma anche delle azioni quotidiane, quali lo sport e il movimento, che frequentemente scegliamo per perfezionare l’immagine del nostro corpo. I ritratti compositi di Špela Volčič – in cui il dialogo tra l’effige della persona e la rappresentazione del pane avviene nel cortocircuito di quattro fermi immagine – fanno da contraltare al dinamismo teatrale che anima le fotografie “graffiate” di Marko Lipuš“.
Nel progetto Panis Nostrum Volčič presenta sette ritratti nella duplice relazione fronte/retro, del pane e delle teste del suo creatore, affiancati dalla ricetta utilizzata. A variare sono le relazioni dell’impasto, che si ergono a metro di osservazione di differenti identità. Ogni immagine appare fissata in un fondale asettico, che spinge l’osservatore a cercare nei volti dei ragazzi somiglianze o discrepanze con le tracce, le “rughe” del pane, come se l’emotività degli individui fosse direttamente proporzionale alle caratteristiche del cibo prodotto. Nella serie fotografica Scratches Foothold and Breakout di Marko Lipuš, votata alla perfezione dei corpi in movimento, affiorano gesti e oggetti in un perseverante gioco di incastri e accavallamenti tra segni, strappi, incisioni e geometrie tridimensionali che, introdotte tra i corpi danzanti, accentuano la volontà dell’artista di controllare le dinamiche dell’intera composizione. La mostra è introdotta dal video ideato e prodotto da 46 studenti del Liceo Artistico Sello di Udine, che svela, con sottile ironia, anche i lati oscuri in cui la salute si perde nelle trame della mente.

Il catalogo

Il team

Ideazione e direzione artistica: Sabrina Zannier
Organizzazione: Associazione culturale Maravee
Progetto allestimenti e assistenza alla curatela: Belinda De Vito
Immagine coordinata: DM+B&Associati
Allestimenti: Ideaeffe e Delta Studios
Ufficio Stampa: AtemporaryStudio di S. Punis e G. Felluga
Pagina facebook: Nicoletta Cum

Con la collaborazione di:
Associazione Mittelfest – Cividale (UD)
Obalne Galerije Piran – Pirano e Capodistria (Slovenia)
Gledališče Koper – Teatro Capodistria (Slovenia)
Scuola Sperimentale dell’Attore – Pordenone
Associazione culturale Arearea – Udine
Liceo Artistico Sello – Udine

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