Maravee fiction 2018

MARAVEE FICTION 2018

Tempo / Spazio / Identità ricreati in arte, musica, danza e teatro

Ideazione e direzione artistica di Sabrina Zannier

Magicamente teso fra realtà e virtualità, tra ciò che vediamo e ciò che possiamo solo immaginare, la XVII edizione del Festival – intitolata Maravee Fiction – propone un intrigante viaggio visionario. Tra la verità più vera del vero e mondi in cui la finzione è talmente incisiva da catapultarci in una concreta esperienza immersiva entro scenari digitali.
Con l’attenzione alla società contemporanea – dove innanzi alla crisi della razionalità forte il concetto di finzione ha ritrovato vigore nelle accezioni positive del costruire, ideare, immaginare, accomunate dal concetto della libera creatività – si fa leva sull’etimo latino di fingere, ossia fabbricare, creare, applicato a qualsiasi tipo di narrazione creativa. Mondi di finzione, che nelle mostre e negli spettacoli di Maravee Fiction si appellano al vero attraverso la verosimiglianza e comunicano con il mondo reale sul piano fisiologico, psicologico, affettivo e morale.
Su questi presupposti e a partire dalla rivisitazione critica del Finzionalismo dello psicologo Alfred Adler e delle sue ricadute in ambito filosofico, il Festival 2018 affronta la relazione Verità/Finzione declinandola in 4 sezioni: Tempo / Spazio / Identità / Comunità, dove sculture, dipinti, video e fotografie dialogano con performances di prosa, danza e musica.
Quattro le tappe fondamentali che scandiscono la stagione festivaliera da agosto 2018 a febbraio 2019: due solo shows, rispettivamente Identità temporale a Lignano Sabbiadoro in agosto con l’anteprima internazionale di alcune opere di Valter Adam Casotto e Fingere lo spazio per fermare il tempo a Gemona del Friuli a settembre dove le sculture di Peter Demetz approdano a seguito della mostra alla Triennale di Milano.
A novembre il tripudio di Maravee Fiction apre le porte all’intrigante percorso scenografico attraverso i tre piani del Castello di Susans con la mostra/spettacolo Come se.… Chiude il ciclo — intervallato da incontri e slide-show alla Shanghai Art Fair, alla Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli, all’I.T.S. Deledda-Fabiani di Trieste, al Castello di Colloredo di Monte Albano e all’Università di Bologna – la mostra Uso o contemplo?, personale di Enej Gala alle Obalne Galerije Piran di Capodistria, che anticipa la relazione fra arte e design dell’edizione 2019.

Performances e spettacoli

IDENTITÀ TEMPORALE

TERRAZZA MARE, LIGNANO SABBIADORO (UD) – 4 AGOSTO 2018

Performance coreutica e Body Painting

Performance coreutica – Maria Anna Deidda
Body Painting – Davide Avitabile
Coreografia – Erica Modotti
Progetto – Elisabetta Ceron
Atelier enidUDanza – Associazione Danza e Balletto

Nell’ambito della personale di Valter Adam Casotto, il corpo sulla scena dell’arte ha sviluppato sul fronte performativo l’essenza delle sculture, dei disegni e dei video dell’artista padovano, inscenando un’interpretazione coreutica della sua intensa poetica. Identità e temporalità portate sul corpo, che attraverso lo scorrere del tempo traccia il passo della costruzione identitaria dando corso alla propria metamorfosi.
Entro questa affascinante e struggente visione dell’esistenza, che riflette sull’evoluzione dell’individuo, Identità temporale ha elevato il protagonismo del corpo in diretta relazione con la mente e l’emozionalità.
Nella tensione fra verità e finzione, entro il percorso espositivo di Casotto il corpo danzante di Maria Anna Deidda e l’azione di Body painting di Davide Avitabile hanno narrato l’intensità fisica, psicologica ed emotiva dell’artista che crea l’identità temporale del sé e dell’altro da sé.
Un corpo ginnico, che si tende nello spazio, che si slancia verso l’altro e si ripiega su se stesso, che si apre e si tende all’ignoto, si catapulta nel vuoto e si sofferma a pensare. Pensa e ricorda, perché è un corpo mnemonico, che porta sulla pelle i segni della propria infanzia custodendoli come scrigni preziosi. Fino alla fine. Fino alla morte. Fino a quando quel corpo esploratore e mutante svela, senza più dubbi, il suo essere stato il sensibile involucro di un’identità narrante.

FINGERE LO SPAZIO PER FERMARE IL TEMPO

MUSEO CIVICO DI PALAZZO ELTI, GEMONA DEL FRIULI (UD)
8 SETTEMBRE 2018

Performance attoriale, coreutica e musicale

Performance attoriale – Fabiano Fantini
Performance coreutica – Cabiria Lizzi, Laura Ursella
Coreografia – Marina Forgiarini, Petite école
Performance musicale – Lucia Zazzaro

Ideato e prodotto per portare sulla scena teatrale l’opera scultura di Peter Demetz, questo spettacolo ha visto l’artista altoatesino per la prima volta in dialogo concettuale e visivo con altri linguaggi creativi. Rispondendo così al format del Festival, che prevede la costruzione di spettacoli sul concept di artisti visivi, per portare il corpo performativo sul “teatro dell’arte”. Riflettendo sull’intero corpus scultoreo di Demetz – che mette in scena figure realistiche e credibili, tratte dalla vita quotidiana e le inserisce in spazi asettici e privi di contestualizzazioni, in modo da incentrare l’attenzione e l’immaginazione narrativa sulle figure che lo abitano – la curatrice Sabrina Zannier ha scritto un testo per la performance attoriale di Fabiano Fantini. Performance ideata per la grande scultura The Perception, innanzi alla quale sono stati replicati in carne e ossa i tre personaggi scultorei, con una minuziosa cura degli abiti, delle cromie, delle posture e dell’incarnato per via di trucco scenico.
Fabiano Fantini è la figura maschile, che Zannier ha immaginato essere l’artista stesso, che svela il suo pensiero alla donna che lo affianca – interpretata dalla performer Cabiria Lizzi – che simboleggia l’Arte di Demetz. Il pensiero dell’artista, svelato dall’attore, riguarda la distanza prospettica della donna che abita l’altra stanza del quadro scultoreo. Interpretata dalla performer Laura Ursella, si eleva a metafora della mancata conoscenza di ciò che sta lontano e non possiamo vedere e toccare.
Dopo il pensiero svelato da Fantini nel fermo immagine di un tableaux-vivant, Laura e Cabiria fanno uscire il corpo scultoreo dal “quadro” in un percorso coreutico ideato e curato da Marina Forgiarini sul sentiero sonoro del violino di Lucia Zazzaro. Alla ricerca dell’incontro con l’altro da sé, le due donne mantengono ognuna il proprio sentiero individuale, l’una in diagonale, l’altra di profilo, rispetto allo spazio, esattamente come tutte le sculture di Demetz. Alla fine, però, l’incontro accade, svelato dalla reciprocità degli sguardi.

MARAVEE FICTION

CASTELLO DI SUSANS, MAJANO (UD) – 16 NOVEMBRE 2018

Videomapping sulla facciata del castello – Liceo Artistico Statale “G. Sello” di Udine

Atteso a ogni edizione, il videomapping accoglie il visitatore proponendo una suggestiva interpretazione del concept dell’intero Festival. Selezionando e manipolando liberamente le immagini delle opere realizzate dagli artisti di Maravee Fiction, affiancate a fotografie, video e performance realizzate per l’occasione da loro stessi, gli studenti hanno prodotto un filmato, con apposita colonna sonora, elevando il maniero a protagonista del sottile limite tra vero e fiction, che crolla e brucia, per poi rinascere ammantato dalla perseveranza delle mutazioni in atto.

Studenti delle classi 5° dell’indirizzo Audiovisivo e multimediale: Kilian Agath, Harley Allegritti, Alessandro Amabile, Lorenzo Maria Angelin, Martina Barbierato, Noemi Bertogna, Daniela Bidoli, Giovanni Boscolo, Federica Brunoro, Ilaria Bunello, Giulia Camminiti, Pietro Cappellaro, Caterina Castelletto, Smilla Cavatoni, Elena Ceschia, Irene Clinz, Simone Coloiera’, Manuela Criscuoli, Sarah D’amico, Alice Dean, Cristian Della Mea, Benedicta Follo, Chiara Forgiarini, Carolina Geissa, Arianna Gerussi, Helena Giavon, Chiara Greatti, Debora Gri, Oleg Gri, Aurora Ladini, Andrea Locci, Asianicol Marosa, Chiara Mazzolini, Nicharee Michelutti, Alessia Miconi, Giulia Nagostinis, Serena Olivieri, Aurora Petronzi, Arianna Pittioni, Greta Puzzolo, Matteo Quaiattini, Assiel Radici, Marta Ranzo, Riccardo Rizzi, Giona Rossetto, Gaia Salis, Isabella Scapinello, Carlotta Scarel, Elena Segreto, Chiara Scodeller, Iris Straulino, Luca Tamburlini, Lorenzo Tizianel, Agnese Trevisan, Silvia Trevisan, Gioele Tubaro, Arianna Valle, Benedetta Virgilio.
Direzione Artistica: docenti Marco Bordignon, Walter Criscuoli, Franco Martelli Rossi, Nicola Palumbo, Francesca Piccini, Stefano Tubaro, Alessandro Zorzi.
Coordinamento e montaggio: docenti Marco Bordignon, Stefano Tubaro.
Colonna sonora originale: Andrea Nassivera.
Effetti sonori: Giona Rossetto.

C’E’ SPAZIO PER TUTTI

Installazione ambientale e fotografie – Maurizio Ciancia
Performance coreutica – Maria Anna Deidda
Coreografia – Erica Modotti, Maria Anna Deidda
Associazione Danza e Balletto

Da una progettualità congiunta fra artista visivo e coreografe danzatrici, qui la finzione affronta il concetto di “spazio”. A partire dalle fotografie di Maurizio Ciancia, che seleziona dalla realtà quotidiana alcune fette di paesaggio antropizzato, di architetture risolte in facciate di edifici, muri con finestre, porte, sempre ripresi comprendendo una porzione di strada, marciapiede, con segnaletiche, paletti… Tutto vero, ma talmente ordinato nella pulizia e nel minimalismo dei segni e delle cromie, da apparire finto, pre-costruito per lo scatto. E’ uno sguardo mosso da una regia pittorica, che elude la visione prospettica e vede oltre il caos quotidiano, per catapultare la presunta banalità di una visione ordinaria in una nuova visionarietà concettuale ed emozionale.
Per Maravee Fiction, Ciancia trasla la bidimensionalità della fotografia in spazialità tridimensionale, inscenando un’installazione che dalla gigantografia di un edificio si espande nel parterre che simula la concretizzazione dello spazio rappresentato nell’immagine. Qui lo spazio intimo del suo sguardo selezionatore ridiventa fisico e nell’intimismo del ricordo autobiografico assurge al paradosso di una spazialità esterna contenuta in un luogo chiuso, in questo salone che si erge a oscurità entro la quale disegnare con la luce fotografica un brano di esistenza.
La fotografia di ciancia riprende corpo nell’installazione e accoglie il corpo performativo di Maria Anna Deidda, che danza nella “strada” per abitare lo spazio fotografico dell’artista, incarnandone la poetica con la tensione, lo scatto, la precisione segnica del gesto. E’ il corpo che ridisegna lo spazio, con movimenti geometrici e lineari, ma che poi lo abita e se ne appropria nel crescendo di geometrie più fluide e rotonde, in un’emozionante tensione ginnico-concettuale.

IDEALIZZARE LO SPAZIO

Installazione ambientale e fotografie – Maurizio Ciancia
Performance attoriale – Fabiano Fantini
Testo – Sabrina Zannier

Questa installazione propone un dialogo fra una poltrona e un televisore nello spazio abitabile di un salottino. Due immagini poste l’una di fronte all’altra e, fra le due, la vera poltrona ritratta. Tra vero e fiction, si dipana un sottile andirivieni concettuale e visivo, un cortocircuito, uno sgambetto fra interno ed esterno, architettura e paesaggio, soggetti e oggetti. E’ lo spazio del silenzio che invoca uno stato di sospensione temporale, di ordinamento e pulizia. Rimuovere, svuotare, per poter pensare in solitudine e poi riempire immaginando a proprio piacimento lo spazio adatto ad accogliere il pensiero. Come accade in questo salottino, dove le due immagini si guardano e da loro riaffiora la poltrona immortalata, dove l’uomo che si ferma e si siede per ascoltare il silenzio, ha poi la facoltà di catapultare lo spazio vuoto in una dimensione adatta ad accogliere la sua identità pensante.

IDENTITÀ TEMPORALE

Scultura – Valter Adam Casotto
Performance coreutica e coreografia – Erica Modotti
Performance musicale – Anna Apollonio

Con questa scultura Valter Adam Casotto prosegue la sua indagine sul concetto di tempo attraverso la trasformazione del corpo umano. Nello spazio oscurato, sospesa a parete, una grande mano femminile anziana incarna il dolce e amaro sapore dello scorrere temporale, del farsi identitario – nutrito di memorie, gesti, progetti, simboli e affetti – su una porzione di corpo “più vera del vero”, tanto appare credibile la resa dell’epidermide, con il suo tracciato venoso, con le macchie dell’età, le rughe, le pieghe. E’ una riflessione sul tempo, che nella scala maggiorata della mano, si traduce in riflessione sulla Comunità, sull’Italia del “saper fare”, dell’artigianalità virtuosa e preziosa; sull”Italia delle donne lavoratrici, segnate dalla fatica e animate dall’amore, per l’altro da sé e per la famiglia.
Una riflessione che chiama nuovamente il corpo in scena, con la performance coreutica di e con Erica Modotti. Ripiegata su se stessa, nel protagonismo delle braccia che si traslano in ali leggere, centrata sul proprio corpo, come fosse un carillon rotante, interpreta la profondità emozionale dell’opera di Casotto con la memoria allo struggente balletto La morte del cigno, sul sentiero sonoro della violinista Anna Apollonio.

IDENTITÀ TEMPORALE

Sculture – Valter Adam Casotto
Performance musicale – Filippo Corradin, Stefano Rossello
Performance canora – Martina Sandonà

Proseguendo lungo il salone, dalla parte opposta della parete sulla quale è stata esposta la scultura della mano, l’identità temporale di Valter Adam Casotto propone l’estensione della pelle umana sugli oggetti di scarto, perché anche le lattine schiacciate conservano la memoria dei nostri gesti e del nostro tempo.
Un tempo speso, trascorso, vissuto.
Tempi e gesti interpretati nella performance musicale e canora di Filippo Corradin, Stefano Rossello e Martina Sandonà, che propongono sonorità ambient di grande avvolgimento, ammiccando ad atmosfere riverberanti per suggerire un cammino d’incontro fra oggetti e corpi.

Le mostre

Identità temporale

TERRAZZA MARE, LIGNANO SABBIADORO (UD)

Personale di Valter Adam Casotto

Una novità assoluta ha aperto il Festival Maravee Fiction: l’anteprima internazionale, nell’ambito di un progetto pubblico, dell’artista Valter Adam Casotto, vincitore nel 2016 del David di Donatello come migliore makeup artist.
Approdato alla scultura iperrealista, alla fotografia e al video dalla sua celebre esperienza come truccatore prostetico cinematografico, dove ha plasmato personaggi per pellicole del calibro di “Lo Hobbit”, “Harry Potter”, “Prometheus”, “X-Men”, Casotto indaga il concetto di tempo attraverso la trasformazione del corpo umano. Tra vero e fiction, in un viaggio che conduce l’infanzia nel mondo adulto e la vecchiaia nella giovinezza.
Identità temporale raccoglie l’essenza poetica di questa ricerca, incentrata sulla frizione tra le valenze scientifiche, antropologiche e sociali della temporalità e la percezione soggettiva dello scorrimento temporale.
Il tutto a ridosso del corpo umano, in presa diretta sulla pelle, le vene, le rughe, i peli, i tendini, che l’artista è in grado di riprodurre con risultati assolutamente sorprendenti, proprio grazie alla sua pratica come truccatore prostetico.
Un virtuosismo tecnico che dal mondo del cinema Casotto catapulta nel mondo dell’arte, a ridosso di opere dal forte impatto sensoriale e concettuale, in cui l’indagine filosofica e percettiva del concetto di tempo scava nel profondo della psicologia e dell’emozionalità.
Con un lavoro in cui il percorso autobiografico è talmente vero e intenso da smovere condivisioni e partecipazioni collettive.
Identità temporale eleva il protagonismo del corpo in diretta relazione con la mente e l’emozionalità. E nella tensione fra verità e finzione inscena, tra le opere di Casotto, una performance coreutica e un’azione di Body painting con Maria Anna Deidda e Davide Avitabile, su coreografia di Erica Modotti dell’Atelier EnidUDanza – ADEB. Per tatuare sul corpo danzante e mutante i disegni infantili dell’artista che crea l’identità temporale del sé e dell’altro da sé.

FINGERE LO SPAZIO PER FERMARE IL TEMPO

MUSEO CIVICO DI PALAZZO ELTI, GEMONA DEL FRIULI (UD)

Personale di Peter Demetz

Con questa mostra il viaggio visionario del Festival Maravee Fiction prosegue riconfermando la scelta di affondare nel vivo e nell’intensità di una singolare poetica artistica attraverso la messa in scena del Solo Show.
Grande innovatore della scultura lignea, che ha saputo tradurre in chiave contemporanea i virtuosismi tecnici della sapienza artigianale, Peter Demetz affronta e intreccia due delle quattro sezioni entro le quali si dispiega l’intero Festival: il Tempo e lo Spazio.
Temporalità e spazialità magicamente tese fra realtà e finzione, che a loro volta sollecitano una riflessione anche sulle categorie dell’Identità e della Comunità, portando sulla scena dell’arte questioni legate alla psicologia e alla sociologia.
Con dodici gruppi scultorei, Demetz narra la finzione di spazi e scene in cui la figura umana appare sospesa in un’atemporalità raffinata e introspettiva, densa di pensieri, storie, gesti, posture ed espressioni, sulle quali ognuno può costruire il proprio percorso immaginifico, teso fra la veridicità delle figure scultoree e l’astrazione minimale degli spazi che le accolgono.
Alla risoluzione minuziosa dei corpi e degli abiti, in cui la materia lignea narra la finzione d’incarnati e tessuti, l’artista contrappone la genericità dei luoghi, fondati su trabocchetti visivi e concettuali che spiazzano l’osservatore disponendolo a una narrazione in divenire.
Demetz finge lo spazio per fermare il tempo, sollecitando lo stupore innanzi alla sorpresa. Quella di uno spazio diverso da ciò che ci appare di primo acchito. Grazie a un sapiente controllo della luce interna e alla realizzazione di pavimenti ascendenti, gli ambienti delle sue opere appaiono come spazi in prospettiva, connotati quindi da una profondità che in realtà è compressa, come si constata avvicinandosi e interagendo.
Sono stanze vuote e asettiche, percepite da un unico punto di vista, che Demetz inscena come fossero probabili “teatrini dell’esistenza”, dove il tempo si ferma e l’emozione si congela. Ma la presenza delle figure umane cambia il registro percettivo, concettuale ed emotivo. Perché sono proprio queste donne e questi uomini, scolpiti nei dettagli delle loro posture ed espressioni, a conferire alle stanze asettiche il ruolo di contenitori di narrazioni individuali e collettive.

COME SE…

CASTELLO DI SUSANS, MAJANO (UD)

La mostra/spettacolo intitolata Come se… – a suggerire il flusso mentale del Come se….fosse vero…. Come se….fosse falso, Come se…esistesse, Come se…lo immaginassi…rappresenta il cuore pulsante dell’intero Festival. Perché negli ampi spazi dislocati sui tre piani del castello mette in scena la commistione collaborativa fra i diversi linguaggi contemporanei dell’arte visiva e dello spettacolo. Entro una complessa trama narrativa tesa fra dimensione concettuale, sensoriale ed emozionale, che si eleva a energico e vitale teatro dell’arte, dove il tema della finzione che assottiglia il suo limite con il reale si articola nell’intreccio di quattro sezioni: Comunità /Identità / Spazio / Tempo.
Il viaggio nel Come se… inizia con le sale di Gaetano Bodanza, dove la tensione fra vero e fiction solca il sentiero dell’immaginario collettivo. Avvolto nella finzione del cinema hollywoodiano, nel protagonismo dei personaggi di Disney, ha il colorato sapore di una Comunità ironicamente rappresentata dall’imperante figura scultorea di Superman, che accoglie il visitatore nella prima sala espositiva.
Alle sue spalle, la finzione affronta il concetto di Spazio. Con le fotografie di Maurizio Ciancia, che seleziona dalla realtà facciate di edifici, muri con finestre, porte… E’ uno sguardo mosso da una regia pittorica, che elude la visione prospettica e vede oltre il caos quotidiano, per catapultare la presunta banalità di una visione ordinaria in una nuova visionarietà concettuale ed emozionale.
Con i suoi video Tanja Vujinović rappresenta il tripudio della fiction, ottenuto nell’invenzione di due viaggi visionari, uno in cui il corpo umano si fa roccia tra le acque; l’altro teso tra natura e cultura, dove fra alberi, specchi d’acqua, virtuosistiche sculture e architetture, l’essere umano cammina e corre nel respiro di un nuovo mondo.
Lo sgambetto tra realtà e finzione prosegue sul fronte dell’identità con Carmine Calvanese, con un video in cui il corpo umano nasce dalle spore vegetali come individuo nuovo, destinato all’esplorazione di un mondo incantato e gioiosamente ludico, che sfocia in sculture e fotografie.
Con Valter Adam Casotto la riflessione del “Come se…” affronta le categorie del Tempo e dell’Identità, che nella scala maggiorata della mano e dell’orecchio, degli orologi e del busto di Rita Levi Montalcini, comprimendo passato, presente e futuro, ci lascia sospesi alla ricerca della verità dell’Essere.
Il video di Uršula Berlot Pompe & Sunčana Kuljiš Gaillot ci lascia sospesi lungo un sentiero ipnotico-meditativo capace di condurci in un paesaggio acquatico dematerializzato o, al contrario, in un paesaggio montano costituito da nervi e recettori digitali, che tra realtà e finzione accoglie il volto scultoreo della Montalcini.

USO O CONTEMPLO?

GALERIJA LOZA, CAPODISTRIA (SLOVENIA)

Personale di Enej Gala

Giovane emergente dell’arte slovena, Enej Gala porta sulla scena del Festival la relazione vero/fiction che tra arte e design sottende la funzione d’uso e la contemplazione dell’opera. Con la serie dedicata agli “oggetti riparati”, l’artista ridà vita sensibile e concettuale a forbici, occhiali, fucili, bicchieri, tazzine, teiere, cacciaviti…. e persino prese elettriche! Sono piccoli indizi di una quotidianità recuperata, “aggiustata”, ripensata e quindi ri.-trovata.
Tracciano il felpato e pensante passo di un cammino diretto dalla profonda consapevolezza del sé e dell’altro da sé. Dove vivo, dove abito, con cosa e come mi relaziono? Nulla passa inosservato e impensato, se anche il più banale oggetto subisce una stravolgente trasformazione, che lo inghiotte in un processo di traslazione dal qui all’altrove. Enej Gala ci conduce per mano in questo intrigante sentiero che svela il senso della meraviglia sul sottile confine fra realtà e visionarietà. Lo fa inscenando una dimensione surreale che per Maravee Fiction si concentra sulla trasformazione di ordinari oggetti quotidiani riconvertiti in altro da sé, dove la loro funzione d’uso si congela nella negazione del gesto umano e nell’impossibilità di elevare l’oggetto all’utilizzo per il quale era stato pensato e realizzato.
Nel passaggio da oggetti d’uso a piccole sculture o installazioni, il lavoro di Gala mette in scena il protagonismo d’insoliti personaggi, tesi fra oggetto e soggetto, funzione d’uso e identità. A volte l’oggetto diventa un animale, come il forcipe virato in pellicano o il fucile che svela quasi lo stato embrionale di un essere al quale spunta un’ala o, ancora, le tazze che potrebbero essere insetti in formazione o entità in decomposizione. Poi affiorano veri e propri “personaggi” immaginari, come quelli suggeriti dalla mutazione dei cacciaviti, impegnati in posture ginniche; o quelli ottenuti smantellando e ricostruendo le prese di corrente, che si ergono in un magico stato d’equilibrio precario. Tutti insieme concorrono alla formazione di una brulicante moltitudine d’insolite e bizzarre figure, nate da un’attenta osservazione della realtà, trasfigurata con una sottile e debordante vena ironica.

Il catalogo

Il team

Ideazione e direzione artistica: Sabrina Zannier
Organizzazione: Associazione culturale Maravee
Progetto allestimenti e assistenza alla curatela: Belinda De Vito
Immagine coordinata: DM+B&Associati
Allestimenti: Pio Della Vedova e Marco Carnelos
Tecnologia video: Entract Multimedia
Ufficio Stampa: AtemporaryStudio di S. Punis e G. Felluga
Pagina Facebook: Nicoletta Cum
Riprese e montaggi video: SG video produzioni
Fotografie degli eventi: Renato Patat

Con la collaborazione di:
Obalne Galerije Piran/Gallerie Costiere Pirano
Associazione EffectUs, Roma
Associazione Yuanfen, Venezia
Galleria Andrea Tardini, Venezia
Liceo artistico Sello, Udine
Associazione Danza e Balletto Udine
Associazione OperaViva, Trieste
Comune di Gemona del Friuli
Comune di Lignano Sabbiadoro
Lisagest-Lignano Sabbiadoro
Consorzio Comunità Collinare del Friuli
Croce Rossa Italiana – Comitato di Palmanova

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