MARAVEE ANIMA 2013
La spiritualità dalle vette al quotidiano in memoria della grande guerra. Fotografie, dipinti, installazioni, video e performance.
Ideazione e direzione artistica di Sabrina Zannier.
La 12° edizione della rassegna Maravee indaga su una spiritualità tesa fra sacro e profano quale percorso da compiersi tanto con la mente quanto con la fede, in relazione al sé e all’altro da sé. Affronta il complesso tema dell’anima proponendo un cammino visivo, sonoro e performativo in cui l’arte accoglie e trasfigura, di opera in opera, la bellezza della dimensione spirituale.
Appellandosi alla montagna quale luogo simbolico, in tutte le culture del mondo, della relazione fra terra e cielo, corpo e anima, ma divenuto durante la Prima Guerra Mondiale anche territorio privilegiato del conflitto tra popoli, Maravee propone un’intensa e insolita riflessione sulla valenza della spiritualità in memoria della Grande Guerra. Affinché il ricordo del conflitto mondiale si elevi a volano di operazioni culturali a favore della pace, della convivenza e dell’incontro fra i popoli.
Dall’anteprima pordenonese, che ha messo in scena una rilettura in chiave contemporanea della cultura musicale d’inizio Novecento, precedente agli anni della Grande guerra, sullo sfondo d’immagini riguardanti il conflitto e le trincee, fino alle mostre in corso al Castello di Susans e a quella che s’inaugurerà in Slovenia, Maravee Anima propone un percorso di riflessione fondato sulla partecipazione collettiva. Perché, come in tutte le sue edizioni, si fonda sul principio della “messa in scena emozionale” tratto dall’idea di “meraviglia” contenuta in ciò che il sociologo francese Michel Maffesoli definisce il “reincantamento del mondo”. Si tratta di un senso della meraviglia sorto nel passaggio dalla società razionale all’attuale società emozionale, fondata sulla relazione, fra individui, ma anche fra mente, corpo e spirito, in un dialogo fluido, certo ricco di contrasti, ma votato alla pluralità.
Ecco allora che se da un lato la rassegna affronta il tema della spiritualità come un dialogo fra la ricerca interiore di valenza laica e la dimensione religiosa, dall’altro apre quest’ultima alla pluralità della fede, dalla tradizione ebraico-cristiana al buddhismo e all’induismo, nella ferma convinzione che ogni essenza religiosa, in quanto alimento dello spirito umano, vada rispettata nella salvaguardia del valore della diversità.
Gli eventi inaugurali
Binari diagonali. Deragliamenti verso la Grande Guerra
SALA GRANDE DI CINEMAZERO, PORDENONE – 26 agosto 2013
Tenutosi come anteprima dell’intera rassegna, lo spettacolo intitolato Binari diagonali è una produzione Maravee, Cinemazero, Associazione CEM, in collaborazione con la Scuola Sperimentale dell’Attore, realizzato grazie alla collaborazione e al contributo del Comune di Pordenone, che l’ha inserito nella rassegna Estate in città. Con la direzione artistica di Rudy Fantin, la partecipazione del Jazz Ensemble (Lorena Favot alla voce, Luca Emanuele Amatruda al tuba e basso elettrico, Luca Colussi alla batteria e percussioni, Rudy Fantin al pianoforte, Fender Rhodes Mark 1 e arrangiamenti, Antonino Puliafito al violoncello e Nevio Zaninotto sax tenore e soprano), dell’FVG Gospel Choir diretto da Alessandro Pozzetto, le proiezioni video a cura di Cinemazero e l’azione teatrale di Claudia Contin Arlecchino, Binari diagonali, deragliamenti verso la Grande Guerra è uno spettacolo denso di contenuti, in cui il tema dell’anima, legato al primo conflitto mondiale, è affrontato da una coralità creativa in cui il linguaggio visivo s’intreccia con quello musicale e canoro, punteggiato da letture teatrali narrative ed evocative. Ad aprire lo spettacolo, quasi in una sorta di preview del concerto, a interpretare il lato più drammatico dell’anima in guerra, si è tenuta l’azione teatrale vocale e mimica intitolata La guerra del poeta. Omaggio alla poesia e alla testimonianza di Giuseppe Ungaretti, con Claudia Contin Arlecchino, regia e drammaturgia di Ferruccio Merisi. Una breve ma intensa performance che fonde la poesia di guerra di Ungaretti con i gesti umani del pittore Egon Schiele, due grandi artisti-soldati in un dialogo entro e oltre la trincea. Un omaggio a due opposti ma complementari protagonisti di un’incessante ricerca verso una nuova coscienza umana, lungo un percorso di libere associazioni che scompone e ri-monta voci e comportamenti, poesie e interviste, urla e silenzi, momenti d’immobilità e drammatiche gesticolazioni. Binari diagonali è uno spettacolo nato con l’intenzione di far assaporare al pubblico le melodie di inizio ‘900, precedenti agli anni della Grande Guerra, attraverso la rielaborazione in chiave contemporanea delle canzoni e delle opere che determinarono i momenti salienti dell’identità culturale di quel periodo. Attraverso due binari creativi. Il primo, popolare, determinato dalle canzoni che si rifanno al vissuto delle montagne friulane e del territorio triestino, con brani legati alla modernizzazione d’inizio secolo, al tema dell’emigrazione verso le “Americhe” e ad espressioni spirituali cantate in tutta la penisola. L’altro binario è rappresentato invece dalla musica colta, filtrata attraverso la fioritura delle bande di paese, unitamente alle marce, e dal repertorio operistico in voga all’epoca.
Escursione con azione teatrale sui luoghi della Grande Guerra
CAMPO DI BATTAGLIA MONTE DI RAGOGNA, RAGOGNA (UD) – 6 ottobre 2013
Dopo aver condotto l’arte contemporanea nelle dimore del passato, per la prima volta Maravee è approdata sui percorsi storici all’aperto, portando l’evento creativo nell’ambito di una vera e propria escursione, resa possibile grazie alla collaborazione con il Museo della Grande Guerra di Ragogna. Accompagnata dalle narrazioni di Marco Pascoli, direttore del Museo, l’escursione è stata animata da una performance teatrale e da due letture attoriali. Protagonista di queste tre stazioni artistiche l’attrice Claudia Contin, nota nel mondo come prima donna che ha reinterpretato la figura di Arlecchino, uno dei più intriganti personaggi della Commedia dell’Arte. La sua grande dote interpretativa, fondata sulla ricerca caratteriale, mimica, segnica e vocale, l’ha condotta anche alla rivisitazione della poesia di Giuseppe Ungaretti e dei gesti umani nelle figure dipinte da Egon Schiele, facendole confluire nell’immagine del poeta-soldato quale protagonista dell’azione teatrale mimica e vocale intitolata La guerra del poeta. Ideata e prodotta per la preview di Maravee Anima, con la regia e la drammaturgia di Ferruccio Merisi, questa performance è stata riproposta per gli escursionisti come prima tappa del percorso, per tracciare nuova linfa emozionale sui nostri sentieri che furono di guerra, mettendo in scena la necessità di preservare il valore dell’anima proprio in memoria del tragico conflitto. Dove dall’altra parte della “terra di nessuno”, di fronte alla trincea di Ungaretti, c’era, in qualche luogo, un soldato austriaco che si chiamava Egon Schiele, il grande artista che nei suoi quadri dipingeva gesti umani nervosi e scarnificati, come nervose e scarnificate sono le parole di Ungaretti. Si ritrovano entrambi, in questa breve ma intensissima performance, nata seguendo un percorso di libere associazioni che scompone e ri-monta voci e comportamenti, poesie e interviste, urla e silenzi, momenti d’immobilità e drammatiche gesticolazioni. L’escursione è poi proseguita con le narrazioni storiche e altre due tappe, durante le quali Claudia Contin ha interpretato alcune pagine tratte dalle memorie di due soldati: il sergente Alessandro Pennasilico, che nel 1917 fu protagonista dei combattimenti difensivi sul Monte di Ragogna; e il Capitano Eugen Redl, comandante del battaglione bosno-erzegovinese che riuscì nell’aspra missione di valicare, per primo, il Tagliamento in piena e d’infrangere il fronte italiano presso Cornino.
Il luogo dell’anima
CASTELLO DI SUSANS – MAJANO (UD) – 18 OTTOBRE 2013
Videomapping degli studenti del Liceo Artistico Sello di Udine La facciata del castello è stata animata dal videomapping che attraverso la rielaborazione in chiave contemporanea di filmati storici della Prima Guerra Mondiale, forniti dalla Cineteca del Friuli e fotografie concesse dal Museo della Grande Guerra di Ragogna, ha offerto al pubblico una preview concettuale ed emozionale dell’intera rassegna, mettendo in scena la tragedia del conflitto con la bellezza della spiritualità che abita l’animo umano così come il paesaggio montano, al fine di promuovere la memoria della Grande Guerra in direzione di operazioni culturali votate alla pace e alla convivenza tra i popoli. Ideato, progettato e realizzato dagli studenti delle classi 5° del Liceo Artistico Sello di Udine, questo video rappresenta anche la speranza in un futuro di pace delle e nelle nuove generazioni.
Anima belli
Performance sonora di e con Rita Maffei, Emanuele Carucci Viterbi e Franco Feruglio. Ad aprire la serata inaugurale, dopo il videomapping, è stata la performance Anima belli, con la drammaturgia e la voce dell’attrice e regista teatrale Rita Maffei, in duetto vocale con l’attore romano Emanuele Carucci Viterbi e l’accompagnamento musicale di Franco Feruglio. Un dialogo frontale tra Anima e Guerra, con testi tratti, fra gli altri, da “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Kraus e da Rilke, che ha condotto il pubblico nel cuore della rassegna fra tensioni drammatiche e liriche.
Il costo dell’anima
Performance di danza contemporanea di e con Marta Bevilacqua e Valentina Saggin – Compagnia Arearea
Nel salone al primo piano del castello, nell’ambito della serata inaugurale, si è svolta una performance di danza contemporanea il cui progetto coreografico nasce da un’approfondita ricerca e riflessione di natura filosofica. Fondata sull’idea che l’anima si vende a caro prezzo, da sempre, nelle diverse religioni, così come nelle nuove religioni – la psicologia e la psichiatria, dove l’anima viene fatta a pezzi e monetizzata – la performance suggerisce la salvezza del nostro “vento interiore” proprio all’interno della creazione artistica.
La guerra del poeta
Azione teatrale vocale e mimica di e con Claudia Contin, regia e drammaturgia di Ferruccio Merisi.
Ad animare il piano terra del castello, dedicato alla memoria della Grande Guerra, nell’ambito della mostra intitolata L’anima del soldato, si è tenuta la replica della performance che fonde la poesia di guerra di Ungaretti con i gesti umani del pittore Egon Schiele. Un omaggio a due grandi, che combattevano su fronti opposti, complementari protagonisti di un’incessante ricerca di una nuova coscienza umana. A rappresentare, quale contraltare del soldato che ha un’anima, il poeta e il pittore che sono anche soldati.
Spiritual food
Anche quest’anno Maravee ha proposto il Food Design, ma nell’ambito di due mostre personali, quelle di Brigitte Niedermair e di Sebastiano Mauri. Nel primo caso creando un tavolo da convivio quale scenografia da non toccare; nel secondo con un paesaggio alieno da mangiare! Spiritual Food, che dalle salette espositive si è spostato su vassoi itineranti, è stato realizzato grazie alla collaborazione degli studenti del Civiform di Cividale, della Friultrota di San Daniele e di Vicentini-Orgnani, che insieme hanno offerto una degustazione bella da guardare e buona da mangiare.
Le mostre
Fraterraecielo
CASTELLO DI SUSANS
L’installazione site specific Pneuma di Anna Pontel, votata alla leggerezza ma formalmente strutturata, che apre la rassegna al primo piano del castello, coglie la dedizione alla valenza dell’anima nell’accezione di respiro.
La collettiva Fraterraecielo, che raccoglie 57 opere di 13 artisti provenienti da Italia, Austria, Inghilterra, Olanda, Stati Uniti, rappresenta il cuore pulsante dell’intera rassegna dedicata al tema dell’anima, qui propriamente legato alla spiritualità, intesa sia come cammino religioso sia come ricerca laica d’interiorizzazione del sé attraverso la contemplazione del paesaggio montano, simbolo in tutte le culture della relazione fra terra e cielo. Il valore della spiritualità dalle vette al quotidiano è messo in scena attraverso un percorso che inizia con le installazioni di Elio Caredda – tese fra accenni paesaggistici, sacro e profano – e prosegue nella stanza centrale suddivisa in due sezioni. Quella esterna, dell’oscurità notturna, sulla quale si apre la luce del paesaggio naturale e delle vedute antropizzate dal credo religioso, con opere di Serse, Iris Hutegger, Luca Conca, Elio Ciol, Nancy Goldring. E la sezione interna, dove nel chiarore dell’illuminazione si stagliano vedute montane dal sapore visionario e scene di vita quotidiana intrise di religiosità declinata nella pluralità delle fedi, con le opere di Giacomo Costa, Eelco Brand, Antonio Riello, Liz Hingley e Sabrina Mezzaqui.
Il percorso si conclude poi con l’installazione audiovisiva di Mirjana Batinić e Sanja Kuveljić.
The last supper
Brigitte Niedermair
Il pensiero di Brigitte Niedermair, fondato sulla relazione fra impegno etico e potenza estetica, condotto nella ricerca dell’identità, con particolare riferimento alla figura femminile e al ruolo della donna nella società, trionfa in The last supper nella raffinata tensione fra lirismo e sottile provocazione. Appellandosi filologicamente al Cenacolo leonardesco, ma rifacendosi anche alla rilettura di Dan Brown riportata nel suo Codice da Vinci, secondo cui anche Maria Maddalena avrebbe partecipato all’Ultima cena sotto le sembianze femminee di Giovanni, Brigitte ne ribalta il senso inserendo una presenza maschile nell’opera virata tutta al femminile. Alle classiche simbologie dell’iconografia cristiana – dalla colomba al pane spezzato al pesce posto innanzi al Cristo-donna – affianca due elementi contemporanei, facendoli risuonare con la medesima chiave simbolica, laddove il registratore rappresenta la ricerca della verità, che dallo spionaggio industriale e politico di oggi ammicca al tradimento svelato da Cristo nell’Ultima cena; mentre i due quotidiani, uno palestinese e l’altro israeliano, si elevano a cronaca del conflitto che tormente la Terra Santa.
In dialogo frontale con quest’opera densa di significati e rimandi, sono state sposte le sette immagini che compongono il lavoro emblematicamente intitolato The present. Più asettica e astratta, votata al minimalismo concettuale capace di sintetizzare in un percorso che dalle tenebre conduce all’illuminazione e viceversa, quest’opera ottenuta lasciando un iPhone acceso in tempi diversi, emana un potente valore simbolico. Quello della luce del presente, dove il credo teso fra mitologia e sacralità assume le spoglie del potere tecnologico. Venata da una sottile ma rispettosa provocazione, sorretta da un elegante lirismo che tesse le fila tra passato e presente, Niedermair ci indica così la convivenza e il dialogo fra dimensione sacra e profana.
Gods Versus Aliens
Sebastiano Mauri
Venata di sottile ludismo, Gods Versus Aliens nasce da un immaginario che prefigura un fantastico approdo di alieni sulla terra, dove in nostra assenza cercano di scoprire l’identità e la cultura umana attraverso immagini di vita quotidiana. Vecchie fotografie di belle donne, di gruppi familiari e coppie innamorate sono trattenute e presentate da entità mostruose, che immaginiamo enormi e invece sono piccole, perché ricalcano il rapporto proporzionale esistente fra un antico album fotografico e i personaggi che dai cartoons si traslano in pupazzetti di plastica per finire nelle mani dei bambini.
Questi incontri fra le testimonianze visive della nostra civiltà e alieni dalle sembianze umane, che ammiccano ai supereroi, o bestiali, tanto da riportarci all’era mesozoica, mettono in scena un approccio antropologico alla sfera emozionale dell’esistenza e una ricerca di valenza tassonomica. Mauri raccoglie e classifica oggetti, leggende, credenze, dottrine, affondando il pensiero in una delle più complesse questioni di tutti i tempi – quella dell’identità -, perché fondata sulla differenza e sull’alterità. In una sorta d’iperbole, quindi, l’artista interpreta il tema dell’anima affrontando il rapporto con il diverso inteso come identità aliena. In frammenti di mondi miniaturizzati sotto campane di vetro, gli Aliens di Sebastiano Mauri si misurano con le tracce della nostra esistenza, entro le quali affiora anche il simbolismo religioso, ma sempre rappresentato nella diversità, dalla croce di Cristo a Budda e Ganesh. Per raccontare il mondo con dolci occhi alieni, dall’Occidente all’Oriente, promuovendo un atto di fede nei confronti dell’alterità, che possiamo cogliere in direzione sacra o profana, ma in ogni caso come via per l’innalzamento dell’anima.
L’anima del soldato
Questa mostra, resa possibile grazie alla collaborazione dei collezionisti Enzo Barazza, Renato Scuterini e Francesco Simoncini, apre per la prima volta, nell’ambito di una rassegna d’arte contemporanea, un capitolo dedicato al soldatino da collezione. Perché proprio nella storia di queste piccole sculture, realizzate a scopo ludico-culturale, emerge una svolta creativa e costruttiva votata alla rappresentazione dell’anima del soldato, non solo del suo ruolo, bensì delle sue emozioni.
Una storia che inizia con i Sumeri, prosegue con gli Egizi e i Romani, per arrivare ai veri e propri soldatini con il Rinascimento, per lo più a esclusivo appannaggio di re e grandi personaggi, divenendo solo con l’Ottocento alla portata di tutti. Nel primo ‘900 comparvero i Toys, ossia i soldatini-giocattolo, tra le due guerre mondiali realizzati con materiali alternativi come latta e una miscela composta di cartapesta, colla e gesso, detta “pasta”; poi comparvero i primi soldatini di plastica, che divennero un giocattolo di massa.
La grande svolta avvenne negli anni Settanta del ‘900 con la comparsa dei Models, destinati a un pubblico adulto di collezionisti. Prodotti in parte serialmente da ditte specializzate, che fanno ricorso a scultori di fama internazionale, spesso sono autentiche opere d’arte, pezzi autocostruiti, quindi unici, come quelli esposti in mostra.
Connotati da un virtuosismo esecutivo capace di tracciare nelle miniature dei volti e nelle posture dei corpi i più diversi stati d’animo del soldato, questi Models mettono in scena tragici avvenimenti della Grande Guerra, la quotidianità della vita in trincea, uniformi, modi d’interpretare la gerarchia militare, sentimenti e caratteri di soldati semplici e personaggi famosi.
Diario di una prigionia
Installazione ambientale di Belinda De Vito
A fiancheggiare la mostra L’anima del soldato, quest’installazione ambientale è una sorta di dedica a tutti i soldati che dal fronte o dalla prigionia pregavano per la pace, pur orgogliosi di battersi per la patria e, dai luoghi di battaglia, scrivevano ai familiari e attendevano con ansia le loro risposte.
Sono 4 miliardi le missive vistate dall’ufficio censura dell’Esercito italiano. Quattro miliardi di lettere: saluti, suppliche, rimproveri, addii, baci, lacrime, raccomandazioni, sentimenti che i soldati italiani scambiarono con le loro famiglie e che ora sono documento eccezionale e unico, al quale RAI Storia dedicherà un diario giornaliero tratto dalle missive dei soldati al fronte dal 2014 al 2018.
In memoria di questa storia, l’installazione omaggia in particolar modo un nostro militare: Valentino Simonetti, avvocato di Moggio udinese che nell’ottobre 1917 si trovava nei pressi di Caporetto con i gradi di tenente del Regio Esercito Italiano e che poi, dal campo di prigionia di Plan, in Boemia, scrisse un diario rivolto alla sua amata. Ritrovato e fedelmente trascritto nell’antica casa di famiglia dal parente Valentino Missoni, verrà pubblicato nel 2014 dall’Editore Gaspari. Ammiccando alla spazialità della trincea, in tal caso costruita con sacchi di juta che ricordano quelli della posta in tempo di guerra, le pareti divengono luogo della memoria epistolare, delle drammatiche immagini di battaglia, poste a confronto con quelle attuali dei sentieri che furono di guerra e delle speranzose e colorate cartoline dedicate al credo religioso.
Anima mundi
OBALNE GALERIJE – GALLERIA LOGGIA, CAPODISTRIA SLOVENIA
Anima mundi come anima universale che unisce uomo e natura e che nella progettualità dell’intera rassegna riconferma la volontà di territorializzare la simbologia della spiritualità nel paesaggio montano.
Protagoniste sulle pareti della galleria sono le opere fotografiche di Elio Ciol, maestro del bianco/nero nell’eccellenza di una spiritualità identificata in un profondo sentimento del luogo, percepito nella stretta relazione tra afflato del sublime e comune vivere quotidiano. Lo stile asciutto e incisivo, magistralmente calibrato in ogni taglio compositivo, che restituisce il vero senza filtri di freddo virtuosismo tecnologico, appare ammantato da un’aura contemplativa che svela il profondo raccoglimento interiore dell’autore, anche attraverso connotazioni paesaggistiche traslate in simbologie spirituali. In dialogo costante con i segni dell’antropizzazione ravvisabili nel protagonismo di chiesette votive e di pievi, in Friuli e ad Assisi, fino al tempio greco di Segesta in Sicilia, svelano il filo conduttore di una spiritualità tesa fra sacro e profano, fra relazione con la divinità e ricerca interiore palesata nel rapporto con il mondo.
Un duplice registro di senso, questo, che si ritrova anche nell’opera di Mirjana Batinić e Sanja Kuveljić. Intitolata After the silence, è un’installazione audiovisiva fondata sul dinamismo dello spettro sonoro, costituito da suoni e voci delle autrici, che generano sonorità di carattere intimo. Operando sui sistemi linguistici della comunicazione familiare, ma recuperandone la dimensione arcaica con la ricerca di voci primordiali, quest’opera svela parti sconosciute di se stessi e della relazione con l’altro da sé. Per mettere a nudo una realtà “altra” dell’animo umano, fondata sul viaggio d’interiorizzazione che chiama in causa la dimensione spirituale nella presenza di silhouette fantomatiche.
Passaggi, apparizioni, svelamenti e occultamenti che nell’installazione Res Alba, Res Nigra di Elio Caredda tracciano il passo concettuale ed emozionale di una ricerca spirituale tesa fra Oriente e Occidente. Perché se da un lato chiama in causa l’opposizione tra “materia bianca e materia nera”, quindi il secco bipolarismo che connota la cultura occidentale, dall’altro lato, ammiccando al concetto di yin e yang radicato nell’antica filosofia cinese e probabilmente sorto dall’osservazione del giorno che si tramuta in notte e della notte che sfocia nel giorno, contempla la fluida convivenza orientale degli opposti.
Il catalogo
Il team
Ideazione e direzione artistica: Sabrina Zannier
Organizzazione: Associazione culturale Maravee
Immagine coordinata: DM+B&Associati
Scenografie: Belinda De Vito
Allestimenti: Ideaeffe
Ufficio Stampa: AtemporaryStudio di S. Punis e G. Felluga
Con la collaborazione di:
Cinemazero – Pordenone
Cineteca del Friuli – Gemona del Friuli (UD)
Associazione CEM – Pordenone
Scuola Sperimentale dell’Attore – Pordenone
Craf – Spilimbergo (PN)
Museo della Grande Guerra – Ragogna (UD)
Obalne Galerije – Pirano e Capodistria (Slovenia)
Gaspari Editore – Udine
Liceo Artistico Sello – Udine
Civiform – Cividale (UD)
Pro Majano – Majano (UD)