ALLE RADICI DEL QUOTIDIANO
Il progetto Alle radici del quotidiano promuove la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio etnografico attraverso i linguaggi creativi della contemporaneità. In questa specifica sezione il Festival propone la riscoperta partecipata ed emozionale dei modus vivendi del passato in Collezioni e Musei etnografici del Friuli Venezia Giulia.
Di anno in anno entrerà in una stanza abitativa allestita nei Musei, in specifici ambienti della vita domestica e lavorativa per riscoprire antiche pratiche sociali del tessuto familiare e collettivo, testimonianze orali, oggetti, gesti e voci.
Ricostruiti e attualizzati in drammaturgie, radiodrammi e sceneggiature, animano i Musei con le “Stanze parlanti”, dove la visita ad ambiente e reperti è vivacizzata dalla narrazione attoriale e musicale. Video e cortometraggi restituiscono il valore della memoria come ricchezza antropologica, sociale e culturale da traghettare nell’oggi per creare un consapevole ponte fra passato, presente e futuro.
Alle radici del quotidiano II 2021 – In camera
Ideazione e direzione artistica di Sabrina Zannier
La II Edizione entra nel vivo della camera nuziale, a ridosso dell’identità di sei Musei, per assaporare i modus vivendi tra fine ‘800 e prima metà del ‘900. Con approccio autoriale alla lettura del territorio è stata ideata una sceneggiatura che incarna azioni e pensieri del passato in un flashback della vita contemporanea. Suddivisa in sei frammenti narrativi confluiti nella produzione di STANZE PARLANTI – che danno voce attoriale permanente alle camere museali – VIDEO e un CORTOMETRAGGIO.
La narrazione inizia dal ricevimento a seguito del funerale della vecchia zia Caterina nella cucina della nipote Sofia, la sola che ha ascoltando i suoi racconti. I parenti le riconoscono di essere ormai l’unica testimone degli usi e costumi tramandati in famiglia e, presi da nostalgia per un tempo che la morte sembra cancellare, anche loro vogliono sapere.
Sofia inizia il racconto sulla camera nuziale, la più intima della casa, accessibile solo in caso di nascita, matrimonio e morte…ma poi la commozione le impedisce di continuare il discorso; scappa a letto e, tra sogno e dormiveglia, si catapulta in sei diverse camere rivivendo ambienti e usanze di sei donne di famiglia in luoghi diversi del Friuli Venezia Giulia. Cullata dai ricordi, Sofia si rasserena e quando Filippo entra in camera per sollecitare la sua presenza in cucina, è pronta per raccontare.
MUSEO DI FORNI AVOLTRI / Amore e Realismo – Ancora a casa del padre, Zelinda deve scegliere tra due abiti da sposa già usati, mentre nella sua stanza dorme il terzo nipote. Ad accudire il bimbo c’è la zia Carmen, testimone delle riflessioni accorate di Zelinda sull’amore teso verso il realismo, che riversa la preoccupazione maschile del sostentamento nell’impegno femminile al riciclo.
MUSEO DI FAGAGNA / Sacralità e abluzioni – A pochi mesi dal matrimonio con Timo, di primissima mattina già nei campi, Maria si sveglia felice e con devota commozione rivolge sguardi e pensieri alle immagini votive, ripensando al giorno delle nozze. La vita le appare ammantata da un’intensa e confortante sacralità, che avvalora ogni gesto quotidiano riflettendosi nelle abluzioni mattutine.
MUSEO DI TOLMEZZO / Maestria e Status – In procinto di coricarsi accudendo il proprio bambino, Aida e Floriano discutono sulla loro rara condizione agiata. Duettando sulla maestria maschile dell’artigianato ligneo e su quella femminile del corredo, dai mobili intarsiati e dalla sobria biancheria carnica si approda all’ottimismo cromatico della Belle Époque, danzata dalla zia di Aida, contessa goriziana ricordata con la sua dote.
MUSEO DI MALBORGHETTO / Scaramanzia e Fede – Jelka entra in camera per cullare Inge mentre Adele, la figlia più grande, si sta svegliando. L’unico elemento apparentemente decorativo nella sobrietà della camera – la stella a cinque punte, fissata sulla testata della culla – cattura la curiosità della bambina e apre il racconto della madre sulla forza esistenziale che la vita contadina trova nell’equilibrio tra oggetti apotropaici e fede.
MUSEO DI FONTANABONA DI PAGNACCO / Dedizione e cura – Inferma a letto dopo ben oltre i quaranta giorni di riposo stabiliti alle puerpere, Alma riversa nel libro delle preghiere la speranza di poter alzarsi. Mentre Adelina e Italo giocano ai piedi del letto nuziale, è sua sorella America a occuparsi di lei, a riprendere i bambini e ad ascoltare, tra una faccenda e l’altra, il suo sfogo di madre ansiosa di restituire agli altri la dedizione e la cura ricevute.
MUSEO DI SAN VITO AL TAGLIAMENTO / Faccende e Giochi – Tra faccende domestiche e giochi, Rosa vede nella stanza la storia delle usanze contadine di più generazioni. Pur soddisfatta delle nuove comodità, conserva vecchi mobili d’affezione. E’ felice della sua semplice quotidianità e radiosa delle sue maternità, tanto da proiettare idealmente il corredo di tutti i suoi bambini dalla cassapanca della madre a una preziosa vetrina di tempi a venire.
Il team
Organizzazione: Associazione culturale Maravee
Immagine coordinata: DM+B&Associati
Ricerca etnografica: Margherita Majeroni
Sceneggiatura e regia: Sabrina Zannier
Interpretazioni attoriali: Nicoletta Oscuro, Massimo Somaglino, Serena Di Blasio
Con la partecipazione di: Carmen Romanin e i bambini Natan Groppo, Caterina Londero, Riccardo Martini, Scarlett Bonora, Gabriele e Adele Zannier, Gabriele e Cloe Marzo
Riprese: SG video produzioni e Cabiria Lizzi
Montaggi: Cabiria Lizzi
Ufficio Stampa: AtemporaryStudio di S. Punis e G. Felluga
Website: BI@Work